Le neoplasie ovariche e uterine nelle donne anziane costituiscono ancora oggi un tema negletto nella letteratura medica.
Questa mostra come alle donne anziane venga proposto meno frequentemente l’approccio chirurgico, sebbene gli studi sulle complicazioni post operatorie non mostrino significative differenze rispetto alle fasce più giovani.
Come per altre patologie, a determinare l’esito del trattamento chirurgico spesso non è necessariamente l’età quanto la fragilità del soggetto (contemporanea presenza di più patologie, assunzione di plurime terapie, precarietà dello stato funzionale, inadeguatezza della rete sociale).
Una valutazione pre-trattamento che non includa soltanto le variabili legate alla malattia oncologica (istologia, estensione, interessamento di altri organi e/o tessuti) ma anche l’esame dello stato di fragilità generale potrebbe giocare un ruolo fondamentale sull’esito finale del trattamento stesso.
La valutazione geriatrica multidimensionale è una valutazione sistematica dello stato di salute globale del paziente, effettuata con strumenti validati al fine sia di intercettare problematiche nei domini di salute che di evidenziare e correggere stati pre clinici di malattia (pre-abilitazione).
Dal 2015 presso l’IRCCS Sant’Orsola e con il supporto economico di Loto, si è sviluppata una collaborazione tra le Unità Operative di Ginecologia Oncologica del Prof.De Iaco e quella di Geriatria del Dott. Calogero, al fine di elaborare interventi in sinergia per aumentare la qualità della vita, diminuire il carico dei sintomi e migliorare gli esiti funzionali nelle donne con età superiore a 65 anni affette da un tumore della sfera ginecologica.
La valutazione non è mirata solo alla scelta del trattamento con il migliore rapporto costo/beneficio ma anche a mettere in campo un’azione di cura globale su vari piani (controllo delle comorbidità, nutrizione, mantenimento della funzione motoria e cognitiva, terapie di supporto) sia prima che dopo il trattamento oncologico, cercando di migliorare nel pretrattamento lo stato nutrizionale e farmacologico, il mantenimento e il potenziamento delle autonomie motorie, la creazione-potenziamento di una rete sociale di supporto.
A partire da questo piccolo gruppo locale, e con il supporto della letteratura internazionale, questo approccio multidisciplinare sembra concretamente aprire la strada al miglioramento delle probabilità di guarigione e della qualità di vita complessiva delle pazienti onco-ginecologiche.