Ogni anno nella provincia di Rimini si registrano oltre 40 nuovi casi l’anno di tumori maligni dell’ovaio (43 nel 2019): compressivamente in Emilia-Romagna sono oltre 400 le donne che ricevono una diagnosi di tumore ovarico.
Alle pazienti che in provincia di Rimini stanno affrontando questa grave neoplasia viene assicurato un percorso di cura e assistenza di alto livello: l’Ospedale Infermi di Rimini è stato infatti individuato come uno dei centri di riferimento per il tumore ovarico. Questo significa che la struttura presenta competenze e grado di specializzazione elevati, idonei alla cura di questa particolare patologia.
Qui si può contare inoltre su una nuova realtà assistenziale: nasce Loto Onlus Rimini, che si propone come punto di riferimento per svolgere attività di informazione sulla malattia, offrire servizi complementari a pazienti e familiari, sostenere la ricerca scientifica, promuovere la diagnosi precoce, l’accesso a cure di qualità e la diffusione di programmi di screening. Il comitato territoriale di Rimini si unisce alla rete Loto già presente a Bologna, Parma, Forlì, Ancona ed è un ulteriore tassello verso la presenza dell’associazione sull’intero territorio nazionale.
Il battesimo “ufficiale” è avvenuto lo scorso 13 ottobre, nel corso di una serata di beneficienza presso la Sala conferenze della Palazzina Roma in Piazzale Fellini, dove sono intervenuti medici, pazienti, operatori e cittadini: “Il percorso diagnostico e terapeutico delle pazienti affette da carcinoma ovarico è complesso e richiede una stretta collaborazione tra i vari specialisti. Presso il nostro ospedale le pazienti con questa diagnosi sono prese in carico a 360 gradi – spiega il dott. Marco Stefanetti, responsabile Ginecologia Oncologica dell’Ospedale Infermi di Rimini e referente del comitato territoriale di Loto Onlus a Rimini – qui vengono accolte da una equipe di 24 specialisti in grado di affrontare il tumore ovarico sotto diversi aspetti. Radiologi, oncologi, chirurghi, anestesisti, nutrizionisti e persino infermieri dedicati seguono le donne in cura. Un’accurata diagnosi e stadiazione seguite da un trattamento integrato chirurgico e chemioterapico sono fondamentali per una cura adeguata che negli ultimi anni sta puntando la propria attenzione sull’oncogenetica, sulla qualità di vita delle pazienti e sulla possibilità di preservare la capacità riproduttiva qualora ce ne siano le condizioni”.
Le testimonianze
La serata è arricchita dalla testimonianza di alcune pazienti, operate proprio presso l’Ospedale Infermi. A Morena Ripa, avvocato di Riccione, è stato diagnosticato un tumore ovarico nel novembre 2017 ed è stata immediatamente presa in carico dalla struttura; qui le è stato asportato l’ovaio destro e si è sottoposta per diversi mesi a chemioterapia. Terminate le cure è riuscita a coronare il suo sogno di diventare mamma: il 7 agosto dello scorso anno sono nati Gioele e Victoria. “Presso l’Ospedale Infermi sono stata seguita in maniera eccellente – sottolinea Morena Ripa – E’ fondamentale che le donne colpite da questa patologia si mettano nelle mani di un ospedale specializzato, che ha operato e trattato un elevato numero di casi e dove sono in grado di affrontare il tumore ovarico in maniera mirata. Il mio messaggio a tutte le donne colpite vuole essere di speranza: tre anni fa ho avuto una diagnosi terribile e ora stringo tra le braccia i miei gemellini di 14 mesi. In questo percorso il fatto di essere seguita da medici estremamente competenti è stato fondamentale. Mai demordere, mai abbandonare la speranza”.
Presente all’evento un’altra giovane donna che negli ultimi tre anni si è confrontata con questo percorso di diagnosi e cura per una neoplasia ovarica, ricevendo il recente dono della maternità: anche in questo caso la paziente è stata trattata in maniera conservativa e ha avuto una gravidanza spontanea gemellare, partorendo in piena pandemia. “Questa storia racchiude tutto il valore di come la gestione multidisciplinare di patologie ad alta complessità migliori il risultato che diamo alle nostre pazienti – sottolinea la dott.ssa Federica Rosati dell’Unità Operativa Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Infermi – In questo caso il gruppo oncoginecologico ha studiato e condiviso una strategia chirurgica conservativa garantendo la fertilità ad una giovane donna con patologia oncologica, coinvolgendo il team della gravidanza a rischio, che ha gestito a sua volta in modo naturale e conservativo un parto ad alto rischio, evitando un ulteriore atto chirurgico”.
E’ bello sottolineare che questi casi dell’epoca Covid fanno parte di una serie di casi onco- ginecologici trattati presso l’Ospedale Infermi con intento conservativo cosi da mantenere la capacità riproduttiva e che fino ad ora ha visto nascere anche altri bambini da mamme forti e motivate che con la loro tenacia hanno convinto e sostenuto spesso gli stessi medici.