Negli ultimi anni la ricerca sul carcinoma ovarico ha compiuto passi importanti, donando nuove speranze alle pazienti e alle loro famiglie.
Tra le novità più significative c’è il Mirvetuximab Soravtansine, un coniugato anticorpo-farmaco (ADC) che unisce la precisione di un anticorpo alla potenza di un chemioterapico che viene veicolato direttamente contro il tumore.
Attualmente disponibile per le pazienti affette da carcinoma ovarico platino resistente, il Mirvetuximab è pensato per colpire in modo selettivo le cellule tumorali con alta espressione di uno specifico recettore, il recettore alfa dei folati, riducendo il danno ai tessuti sani. Per avere accesso al trattamento con Mirvetuximab è necessario che le cellule tumorali esprimano almeno il 75% di questo recettore.
Gli studi clinici hanno dimostrato che circa il 30% delle pazienti con carcinoma ovarico possiede questa elevata espressione, identificando così un sottogruppo specifico di pazienti che potrebbe maggiormente beneficiare di questa terapia mirata.
I dati dello studio clinico Mirasol, il trial che ha permesso l’immissione in commercio del Mirvetuximab, hanno dimostrato una riduzione del 35% del rischio di progressione del tumore o di morte nei pazienti trattati con Mirvetuximab rispetto alla chemioterapia standard rappresentando
un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione.
Inoltre, il farmaco ha dimostrato un miglioramento della sopravvivenza globale rispetto alla chemioterapia, con una riduzione del rischio di morte del 33%.
Per anni, nel carcinoma ovarico platino resistente non siamo riusciti ad ottenere significativi miglioramenti degli outcomes di sopravvivenza, rendendo questo un setting particolarmente difficile da trattare.
Questo approccio non solo migliora l’efficacia ma anche il profilo di tossicità, aspetto fondamentale per pazienti già sottoposte a numerosi trattamenti.
Si tratta di un passo in avanti concreto verso cure che si concentrano maggiormente sul miglioramento della qualità di vita e del benessere delle donne, che ogni giorno affrontano questo lungo e difficile “viaggio” con forza e determinazione.
Loto ringrazia per il contributo di approfondimento la Dottoressa Serena Boccia, Ginecologia Oncologica del Policlinico Gemelli di Roma.