logo

Tumori dell’endometrio: novità dal Congresso ESMO 2023

Importanti novità sono emerse al Congresso annuale dell’European Society of Medical Oncology (ESMO),
svoltosi a Madrid dal 20 al 24 Ottobre 2023, relativamente al tumore dell’endometrio, che rappresenta la
neoplasia ginecologica più comune negli Stati Uniti e in Europa, con oltre 10.000 nuovi casi diagnosticati
all’anno solo in Italia.
Purtroppo, in caso di recidiva o di malattia avanzata, la prognosi è ancora relativamente sfavorevole, e
rappresenta un’area di “unmet clinical need” da colmare con la ricerca di nuovi trattamenti o di nuove
combinazioni terapeutiche per la futura pratica clinica.
Nel corso del congresso ESMO 2023 sono stati presentati i promettenti risultati di due studi randomizzati di
fase III condotti in pazienti con tumore dell’endometrio avanzato/ricorrente, con l’obiettivo di studiare
nuove combinazioni di farmaci immunoterapici con la chemioterapia o con farmaci PARP-inibitori.
Lo studio di fase III AtTEnd/ENGOT-en7, presentato dalla Prof.ssa Nicoletta Colombo (Direttrice del
Programma di Ginecologia Oncologica dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano) in una sessione
Profferred Papers, ha dimostrato come il trattamento con il farmaco immunoterapico anti-PD-
L1 Atezolizumab, in associazione con chemioterapia standard a base di platino e poi seguito da una terapia
di mantenimento con solo atezolizumab in monoterapia, sia in grado di migliorare la sopravvivenza libera
da progressione (PFS) rispetto alla chemioterapia più un placebo, seguita dalla terapia di mantenimento
con placebo, nel trattamento di prima linea di pazienti con  adenocarcinoma dell’endometrio avanzato e/o
ricorrente.
In particolare, il massimo beneficio dell’aggiunta di Atezolizumab è risultato evidente nelle pazienti il cui
tumore presentava un deficit del meccanismo riparazione dei mismatch del DNA (dMMR): in questo
sottogruppo di pazienti infatti è stata osservata una riduzione del 64% del rischio di progressione di
malattia e una riduzione del 59% del rischio di decesso nelle donne che hanno ricevuto il trattamento
combinato contenente Atezolizumab rispetto alla sola chemioterapia, nonostante circa il 40% delle pazienti
del braccio di controllo (quello della sola chemioterapia) abbia comunque ricevuto l’immunoterapia come
linea di trattamento successiva a quella oggetto dello studio clinico.
Sempre ad ESMO 2023 è stato presentato nella sessione Proffered Papers dalla Prof.ssa Shannon N. Westin
(Department of Gynecologic Oncology and Reproductive Medicine dell’University of Texas MD Anderson
Cancer Center di Houston) lo studio di fase III DUO-E/GOG-3041/ENGOT-EN10, in cui per la prima volta è
stato dimostrato come l’associazione del farmaco immunoterapico Durvalumab (un anticorpo monoclonale
umano diretto contro la proteina PD-L1) alla chemioterapia contenente platino, seguita da un trattamento
di mantenimento con il farmaco PARP-inibitore Olaparib in associazione a Durvalumab, comporti un
miglioramento significativo della sopravvivenza libera da progressione nelle pazienti affette da
adenocarcinoma dell’endometrio avanzato e/o ricorrente rispetto al gruppo di pazienti che ha ricevuto la
sola chemioterapia standard. In particolare, nella popolazione globale dello studio, il trattamento con
Durvalumab in associazione alla chemioterapia seguito da Durvalumab più Olaparib di mantenimento
(braccio Durvalumab e Olaparib) e quello con Durvalumab in associazione a chemioterapia seguito da
Durvalumab da solo (braccio Durvalumab) sono risultati associati a una riduzione del rischio di progressione
di malattia o di morte rispettivamente del 45% e del 29% rispetto alla sola chemioterapia (braccio di
controllo). Anche in questo caso il maggior beneficio in termini di sopravvivenza libera da progressione
associato al trattamento con Durvalumab (con o senza olaparib) si è osservato nel sottogruppo di pazienti
con dMMR, ma è risultato consistente anche nel sottogruppo con capacità di riparazione del mismatch
conservata (pMMR) e anche nel sottogruppo di pazienti il cui tumore presentava espressione del
biomarcatore PD-L1.

In conclusione, risultati di questi due studi non solo consolidano il ruolo dell’immunoterapia nel
trattamento delle pazienti affette da adenocarcinoma endometriale avanzato e/o ricorrente, soprattutto in
quelle la cui neoplasia presenta un deficit del meccanismo riparazione dei mismatch del DNA (dMMR), ma
offrono agli Oncologi e alle pazienti nuove future opportunità di trattamento.

Articolo a cura di: Dott.ssa Elena Maccaroni e Prof.ssa Berardi, Ospedali Riuniti delle Marche

logo

Le attività di Loto esistono grazie alle donazioni e al lavoro dei volontari. Sostienici anche tu!

logo

Aderisci e contribuisci a far crescere i nostri progetti.

Con una donazione sosterrai concretamente tutti i nostri progetti e permetterai di andare avanti creandone sempre di nuovi!

Durante la dichiarazione dei redditi puoi indicare il nostro codice fiscale nell’apposito sezione dedicata al 5 per mille.

Sostienici nelle attività quotidiane diventando volontario e lavorando con noi fianco a fianco!

Puoi sostenere le nostre attività scegliendo di donare ai tuoi cari un oggetto del nostro catalogo solidale.
Scroll to Top
Torna su