Illustrazione tumori

Tumore dell’ovaio

Tumore dell’endometrio

Tumore della cervice

Tumore della vagina

Tumore della vulva

Tumore cervice uterina

Il tumore della cervice uterina o del collo dell’utero si sviluppa nella parte inferiore dell’utero che collega l’utero con la vagina. Si stima che la quasi totalità dei tumori della cervice uterina sia causata da un’infezione da papillomavirus umano (HPV), che si trasmette per via sessuale ed è molto frequente soprattutto nelle persone giovani. La maggior parte delle infezioni regredisce spontaneamente, ma quando persiste nel tempo è possibile che si formino lesioni nel collo dell’utero, che possono evolvere attraverso lunghi step prima in cancro pre-invasivo o superficiale poi in cancro infiltrante. Il tumore alla cervice uterina può essere prevenuto ed è curabile se riconosciuto precocemente.

Tumore cervice uterina statistiche

Sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi: 79%

tumore cervice uterina causa di morte

di tutti i tumori incidenti nelle donne

Tumore cervice uterina incidenza

1 donna ogni 160 destinata a svilupparlo

Quanto è diffuso

Secondo i dati riportati nel rapporto “I numeri del cancro in Italia, 2020” a cura dell’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM) e dell’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM), in Italia ogni anno si registrano circa 2.400 nuovi casi, l’1,3% di tutti i tumori incidenti nelle donne. Questa neoplasia è più frequente nella fascia giovanile (4% dei casi, quinta neoplasia più frequente per frequenza nelle donne sotto i 50 anni di età), in particolare nei paesi in via di sviluppo dove si registra l’84% dei circa 600.000 diagnosi annuali a livello mondiale. In Italia sono circa 51.000 le persone con pregressa diagnosi di tumore della cervice uterina. La sopravvivenza a 5 anni dei tumori del collo dell’utero in Italia è pari a circa il 68%. 
Nei Paesi ad alto tenore di vita grazie alla vaccinazione contro il virus HPV e alle campagne di screening, su scala globale il tumore della cervice uterina risulta costantemente in calo di circa il 2% all’anno. Anche la mortalità mostra un trend in diminuzione, in funzione della diagnosi precoce delle lesioni mediante lo screening. I numeri sono tuttavia inficiati dai dati provenienti da Paesi poveri in cui queste modalità di prevenzione e diagnosi precoce non sono disponibili: in alcuni stati dell’Africa la malattia incide ancora oggi per 40 casi ogni 100.000 abitanti contro i 10 registrati in Europa o negli Stati Uniti.
l tumore alla cervice uterina, quindi, si può prevenire ed è curabile se riconosciuto precocemente ed adeguatamente trattato. Basti pensare che, secondo le stime più recenti da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) tenendo conto dei dati diffusi da paesi ad alto tasso di copertura vaccinale come ad esempio l’Australia, se si raggiungesse una copertura vaccinale pari al 70% a livello mondiale si riuscirebbe pressoché a dimezzare le nuove diagnosi di tumore alla cervice e si eviterebbero più di 150.000 decessi annui per questa patologia. Tuttavia, ad oggi, resta uno dei tumori più comuni e una delle cause di morte correlata a tumore più frequente nei Paesi in via di sviluppo. Le misure di prevenzione disponibili, per essere efficaci, devono essere, quindi, implementate a livello di singola Nazione seguendo una strategia promossa a livello globale. ll 3 agosto 2020 l’OMS ha ufficialmente lanciato una strategia globale per accelerare l’eliminazione del cancro cervicale.

Chi è a rischio

Il cancro della cervice uterina è il primo tumore per cui sia stata riconosciuta una causa infettiva. Il fattore eziologico è rappresentato dall’infezione persistente da Papilloma virus (HPV). L’HPV è responsabile di quasi il 100% dei tumori della cervice uterina. L’HPV si trasmette per via sessuale e i fattori di rischio riguardano fondamentalmente tutte le condizioni che favoriscono l’infezione quali il basso livello socio-economico (con scarso accesso alla prevenzione), il numero di partner ed in particolare se ad alto rischio per abitudini promiscue, la giovane età di inizio dell’attività sessuale, la presenza di altre condizioni di immunodepressione (HIV) e la parità.

È importante sottolineare che sono più di 225 i tipi di Papillomavirus ad oggi identificati e solo alcuni sono pericolosi da un punto di vista oncologico. Infatti, alcuni di essi (HPV tipo 6 e 11) sono responsabili di lesioni benigne come i condilomi e i papillomi, altri sono in grado di produrre lesioni pre-invasive e invasive, cioè il tumore della cervice uterina (specie i virus di tipo 16 e 18 correlati a circa il 70% di tutti i tumori cervicali in tutto il mondo). L’infezione da Papillomavirus è la più frequente tra le infezioni sessualmente trasmesse, ed avere l’infezione da HPV non significa avere il tumore o che sicuramente si svilupperà il tumore. Soltanto una piccola parte delle infezioni (circa il 10%) può evolvere verso forme tumorali, specie in presenza di alcuni cofattori (fumo di sigaretta o anche fattori legati a una predisposizione genetica legati a polimorfismi di geni connessi con l’immunità e la suscettibilità all’infezione). La maggior parte delle infezioni, invece, è transitoria e asintomatica e guarisce spesso spontaneamente senza bisogno di terapie grazie al sistema immunitario.

Il carcinoma in situ, la principale lesione pre-invasiva, presenta massima incidenza attorno ai 25-35 anni riducendosi progressivamente fino a scomparire nelle fasce d’età al di sopra dei 65 anni. Al contrario, il carcinoma invasivo ha un’incidenza variabile: se sotto i 20 anni è praticamente inesistente, tende invece a raggiungere il suo picco tra i 40 e i 65 anni (16 casi ogni 100.000 donne) per poi scendere nuovamente oltre questa soglia anagrafica.

Tipologie

I tumori della cervice uterina sono classificati in base alle cellule da cui prendono origine. Il tumore squamoso è il più diffuso (oltre i due terzi dei casi) mentre l’adenocarcinoma rappresenta circa il 10-15% delle diagnosi.

Sintomi

Il cancro della cervice uterina, ai suoi stadi iniziali, nella maggior parte dei casi è asintomatico. I primi sintomi più importanti sono: sanguinamento vaginale (specie dopo un rapporto sessuale), talvolta accompagnato da secrezioni maleodoranti e dolore nella parte bassa dell’addome. Quando il tumore è in fase più avanzata possono presentarsi sintomi dovuti alla crescita del tumore e, quindi, al coinvolgimento degli organi adiacenti: costipazione, sangue nell’urina, dolore alle ossa e alla schiena, gonfiore di una delle gambe, perdita di appetito e peso e stanchezza.

Prevenzioni

La diagnosi precoce e la vaccinazione rappresentano due importanti armi per prevenire il tumore della cervice uterina. Il Pap-test e l’Hpv-test sono gli esami in grado di riconoscere le lesioni precancerose (prevenzione secondaria). La diffusione dei programmi di screening con il Pap-test a partire dagli anni ’70 ha rappresentato il principale fattore di riduzione dell’incidenza e mortalità per la neoplasia, cui recentemente si è aggiunta la ricerca del test virale. Il Pap-test è un esame veloce e indolore che permette di identificare le lesioni precancerose o cancerose negli stadi iniziali e rientra nel piano di screening oncologico nazionale, l’HPV-test individua la presenza del DNA del virus HPV. Non esiste un’età nella quale un’infezione da HPV possa essere esclusa, pertanto una efficace protezione contro l’HPV deve iniziare precocemente e proseguire fino all’attesa settima-ottava decade di vita.

Dai 25 a 30-35 anni l’esame di riferimento, offerto dal Sistema Sanitario Nazionale a titolo gratuito, rimane il Pap test da eseguirsi ogni tre anni (salvo diversa indicazione del ginecologo).

Dai 30-35 anni l’esame di riferimento è diventato l’HPV-DNA test da ripetersi con intervalli non inferiori ai 5 anni; nei casi positivi va effettuato un PAP test e, se anch’esso sarà confermato positivo, la donna dovrà sottoporsi a colposcopia

La prevenzione primaria del cancro della cervice uterina è rappresentata dalla vaccinazione contro il Papilloma virus che protegge da più ceppi dell’HPV umano. In accordo con il nuovo piano vaccinale 2017-2019, la vaccinazione è prevista a partire dal 12° anno di vita con l’offerta attiva della vaccinazione anti-HPV a tutta la popolazione (femmine e maschi) poiché l’obiettivo è l’immunizzazione di adolescenti di entrambi i sessi per la massima protezione da tutte le patologie HPV

Diagnosi

In base ai risultati dei test, il cancro del collo dell’utero può essere sospettato attraverso diverse indagini:visita ginecologica, colposcopia, un esame non invasivo che permette di visualizzare le aree più sospette. La conferma del tumore avviene mediante la biopsia che consiste in un prelievo di tessuto delle aree in cui si sospetta la presenza di cellule tumorali. La tac e la risonanza magnetica sono impiegate per valutare l’estensione del tumore detta anche stadiazione. In base al sistema FIGO (Federazione internazionale di ginecologia e ostetricia), il tumore della cervice uterina può essere classificato in quattro stadi (da I a IV) a seconda di quanto è diffuso nell’organismo. Come per altri tipi di tumore, più basso è lo stadio, meno diffusa è la malattia e maggiori le probabilità di cura.

Come si cura

Nei pazienti con cancro del collo dell’utero la terapia dipende soprattutto dallo stadio del tumore. In generale, gli stadi precoci di malattia (stadio I) possono essere trattati con la sola chirurgia mentre quelli localmente avanzati necessitano di un approccio integrato di radiochemioterapia concomitante con l’utilizzo di regimi a base di platino, seguita da brachiterapia.

Se la malattia è estremamente localizzata o in alcuni casi particolari di fertility sparing (preservazione della fertilità), si può rimuovere la porzione di tessuto colpita (conizzazione). Se invece il tumore è più esteso, il trattamento consiste nell’ asportazione dell’utero (isterectomia), detta radicale per la necessità di asportare anche una zona vicina all’utero detta parametri, i linfonodi, le tube raramente le ovaie. Nelle donne giovani si preferisce risparmiare le ovaie per il basso rischio di metastasi a quest’organo, specie nel tipo istologico squamocellulare. La radioterapia, che consiste nel colpire le cellule tumorali con radiazioni, è un trattamento valido in caso dimalattia localmente avanzata (dallo stadio II in poi), in genere in abbinamento alla chemioterapia (radiochemioterapia). Alla radioterapia tradizionale nella quale la fonte di radiazione è esterna, va aggiunta alla fine della prima anche la brachiterapia dove si inserisce attraverso la vagina un dispositivo che colpisce in maniera selettiva la zona interessata. La chemioterapia viene utilizzata nella malattia metastatica o invasiva per rallentare la progressione o alleviare i sintomi. Nuove opportunità di cura sembrano arrivare dall’immunoterapia, infatti il tumore alla cervice, in oltre il 90% dei casi, esprime la molecola PD-L1, bersaglio di alcuni dei farmaci immunoterapici. Il pembrolizumab ha ricevuto l’approvazione FDA per il trattamento delle pazienti con carcinoma della cervice avanzato/metastatico PDL-1 positivo.

Fonti

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