Illustrazione tumori

Tumore dell’ovaio

Tumore dell’endometrio

Tumore della cervice

Tumore della vagina

Tumore della vulva

Tumore endometrio

Che cos'è

Il carcinoma endometriale è tra i più frequenti tumori femminili. Colpisce la parte superiore dell’organo, che accoglie il feto durante la gravidanza. Qui si distinguono l’endometrio, il rivestimento interno dell’organo e il miometrio lo strato più esterno (la cui contrazione è fondamentale per l’espulsione del neonato durante il parto).

Tumore endometrio sopravvivenza a 5 anni

Sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi: 79%

Tumore endometrio incidenza

5.5% di tutti i tumori incidenti nelle donne

1 donna ogni 32 destinata a svilupparlo

Quanto è diffuso

I tumori dell’endometrio rappresentano la quasi totalità dei tumori che colpiscono il corpo dell’utero e si collocano al quarto posto per frequenza tra i tumori più diagnosticati nelle donne. Nel 2023 sono stati stimati 10200 nuovi casi (il 5.5% di tutti i tumori femminili) in Italia, dove rappresenta il terzo tumore per frequenza nelle donne nella fascia di età 50-69 anni. Il tumore dell’endometrio colpisce soprattutto le donne in post-menopausa (l’età media alla diagnosi è di circa 60 anni), risultando infrequente nelle donne di età inferiore ai 45 anni. Circa il 3.1% di tutte le donne è destinata a sviluppare un carcinoma dell’endometrio nel corso della propria vita (1 donna ogni 32). La sopravvivenza a 5 anni dei tumori dell’endometrio in Italia è pari a circa il 79%.  

Nel Mondo, nel 2020, sono stati registrati 417.000 nuovi casi e 97.000 decessi, rappresentando il sesto tumore per incidenza nel sesso femminile. Inoltre, si stima che i tassi di incidenza varino di 10 volte tra le regioni del mondo con i tassi più alti osservati in Nord America, Europa, Micronesia/Polinesia e Australia/Nuova Zelanda e i tassi di incidenza più bassi nella maggior parte delle regioni africane e nell’Asia centro-meridionale.

Fattori di rischio

I fattori di rischio comprendono: 

  • Fattori di rischio ambientali: condizioni che determinano una condizione di dismetabolismo, insulino-resistenza e conseguentemente flogosi cronica che favoriscono la tumorigenesi. In particolare: 
  • Sovrappeso e obesità 
  • Diabete mellito, dislipidemia, ipertensione arteriosa o elevato consumo di carne rossa ma apparentemente senza nessun rischio correlato al consumo di altri prodotti animali 
  • Fattori ormonali: condizioni che portano ad un’aumentata esposizione agli estrogeni quali menarca precoce e menopausa in età tardiva (> 55 aa), nulliparità, policistosi ovarica, l’assunzione di estrogeni senza progestinici (es. terapia sostitutiva post-menopausa con soli estrogeni, terapia adiuvante del carcinoma mammario a base di tamoxifene), mentre l’assunzione di combinazioni con estroprogestinici a scopo contraccettivo rappresenta un fattore protettivo determinando una riduzione del rischio di tumore dell’endometrio di circa il 50%, con un effetto protettivo per più di 20 anni dopo la cessazione della terapia combinata 
  • Fattori eredo-familiari: nell’ambito delle sindromi ereditarie la “sindrome di Lynch” è la più frequentemente correlata a tale neoplasia. Circa il 3% dei casi di tumore dell’endometrio sono correlati a questa sindrome. 

Sintomi e diagnosi

Il sintomo d’esordio della malattia è rappresentato dal sanguinamento vaginale anomalo. La precocità del sintomo fa in modo che l’80% dei tumori endometriali sia diagnosticato quando la lesione è ancora confinata all’utero. Anche per il tumore dell’utero la diagnosi precoce è fondamentale. L’esame ecografico transvaginale consente uno studio particolareggiato dell’endometrio, ma l’esame diagnostico d’elezione è rappresentato dall’isteroscopia, che permette al medico una visualizzazione diretta dell’endometrio e anche l’esecuzione di biopsie mirate. 

Evoluzione

Lo stadio del tumore dell’utero viene definito sulla base del sistema di classificazione FIGO (Federazione internazionale di ginecologia e ostetricia) o eventualmente di quello TNM, che si basano su tre caratteristiche principali: diffusione della malattia (T), coinvolgimento dei linfonodi (N) e presenza di metastasi (M). Il carcinoma dell’endometrio viene classificato in quattro stadi da I a IV. Recentemente anche le caratteristiche molecolari della neoplasia sono state integrate nella stadiazione FIGO, poiché sono stati individuati 4 sottogruppi molecolari con un importante impatto sulla prognosi. 

Trattamenti

Il trattamento principale dell’adenocarcinoma dell’endometrio è quello chirurgico. Alcuni casi possono essere inoperabili per un’estensione loco-regionale o a distanza di malattia tali da renderla troppo avanzata per essere eradicata dalla chirurgia. Anche in casi di malattie localizzate e potenzialmente operabili, in un 5-10% la chirurgia può non risultare fattibile a causa di controindicazioni mediche (dovute a comorbidità come problematiche cardiologiche, diabete, obesità) e dal rischio legato all’anestesia. 

Diversi tipi di trattamento chirurgico vengono eseguiti sulla base dell’estensione della malattia. L’isterectomia è un intervento che implica la perdita della fertilità dal momento che senza l’utero è impossibile portare a termine una gravidanza. Nel caso di rimozione delle ovaie, inoltre, le donne ancora in età fertile andranno incontro anche a menopausa anticipata, con tutti i sintomi caratteristici quali vampate e sudorazioni notturne. Attualmente, in pazienti con meno di 45 anni e neoplasie endometriali di basso grado che infiltrano meno della metà della parete uterina, le linee guida consentono di conservare le ovaie se esse risultano ecograficamente e macroscopicamente nella norma. Un altro momento importante della chirurgia è costituito dallo studio dei linfonodi, possibili sedi di diffusione di malattia microscopica. Negli ultimi anni all’asportazione completa di tutti i linfonodi (linfoadenectomia) si sta sostituendo, soprattutto nei casi a basso rischio, il prelievo del linfonodo sentinella, ovvero il primo linfonodo che drena le vie linfatiche dell’utero e che viene individuato attraverso un colorante iniettato nel collo dell’utero. Ciò permette di ottenere le stesse informazioni relative alla diffusione di malattia, ma riducendo la complessità chirurgica e il rischio di eventuali complicanze (linfoceli, linfedema).  

In casi selezionati il trattamento chirurgico può essere integrato da radioterapia e chemioterapia post-operatorie, denominate “terapie adiuvanti”, che hanno lo scopo di ridurre il rischio di recidiva di malattia. La radioterapia adiuvante è una tecnica che si basa sulla somministrazione di radiazioni ionizzanti in grado di attaccare le cellule tumorali. Ne esistono due tipi principali: la radioterapia a fasci esterni, nella quale la radiazione arriva da una fonte posta all’esterno della paziente, e quella interna o brachiterapia, che si basa invece sull’introduzione per via vaginale di piccoli “semini” radioattivi che rilasciano radiazioni dall’interno. 

Negli ultimi anni, la ricerca ha progredito nello sviluppo di specifiche terapie, come l’immunoterapia e la somministrazione di farmaci a bersaglio molecolare, già utilizzate per il trattamento di numerosi altri tumori solidi e che gli studi hanno dimostrato essere di notevole beneficio anche per il tumore dell’endometrio. Tra le terapie più promettenti si possono citare il bevacizumab, un farmaco che agisce sull’angiogenesi, bloccando la formazione di nuovi vasi sanguigni all’interno del tessuto tumorale e quindi non consentendo la sopravvivenza delle cellule neoplastiche, e il pembrolizumab, un immunoterapico che, quando utilizzato per particolari casi di tumore endometriale, ha dimostrato dare ottimi benefici a queste pazienti. 

Prevenzione primaria e secondaria

Ogni neoplasia, compreso il tumore endometriale dati i fattori di rischio correlati, risente di corretti stili di vita. Quindi è necessario astenersi dal fumo, seguire la dieta mediterranea, praticare attività fisica costante e limitare il consumo di alcol. Non esiste ad oggi uno screening specifico per quanto riguarda il carcinoma endometriale sporadico (che insorge in donne non portatrici di sindrome di Lynch): fondamentale è l’adeguata sorveglianza dei sintomi suggestivi specialmente in donne in età post menopausale che sono quelle maggiormente a rischio di sviluppare la patologia. Nelle donne portatrici di Sindrome di Lynch, la dimensione del rischio di tumore del colon e dell’endometrio è tale da giustificare il ricorso a programmi di sorveglianza clinica e di eventuale prevenzione chirurgica per i tumori ginecologici. 

Fonti

logo

Le attività di Loto esistono grazie alle donazioni e al lavoro dei volontari. Sostienici anche tu!

logo

Aderisci e contribuisci a far crescere i nostri progetti.

Con una donazione sosterrai concretamente tutti i nostri progetti e permetterai di andare avanti creandone sempre di nuovi!

Durante la dichiarazione dei redditi puoi indicare il nostro codice fiscale nell’apposito sezione dedicata al 5 per mille.

Sostienici nelle attività quotidiane diventando volontario e lavorando con noi fianco a fianco!

Puoi sostenere le nostre attività scegliendo di donare ai tuoi cari un oggetto del nostro catalogo solidale.
Scroll to Top
Torna su